Novecento, storie dimenticate: su Focus tre speciale sui misteri del secolo breve

Il canale Focus, al tasto 22 del telecomando di tivùsat, dedica il mese di novembre a un viaggio nel passato con “Novecento: storie dimenticate”, un ciclo di tre appuntamenti in prima serata che riscopre vicende rimaste nell’ombra ma cruciali per capire il XX secolo.

Tre storie, tre modi diversi di raccontare la memoria: la scomparsa di un geniale fisico italiano durante la Guerra fredda, l’avventura visionaria del primo personal computer al mondo firmato Olivetti e la parabola drammatica della compagnia aerea Itavia dopo la strage di Ustica.
Un progetto di storia e narrazione che invita lo spettatore ad interrogarsi anche su ciò che è stato dimenticato.

 

Un progetto editoriale: perché “storie dimenticate”?

Un’idea semplice: restano nella memoria collettiva gli eventi più spettacolari o più comodi, mentre altri scivolano in fondo al cassetto. Mettere in fila casi che intrecciano scienza, impresa, politica e informazione significa provare a ridisegnare la mappa del Novecento italiano, mostrare come reputazioni, primati e versioni ufficiali si formino e deformino nel tempo.

Puntata 1: 14 novembre, ore 22:30

Bruno Pontecorvo, il fisico che scelse un’altra patria

Estate 1950: un ricercatore brillante, già stimato a livello internazionale, sparisce dall’Italia insieme alla famiglia. Anni dopo riemerge oltre la cortina di ferro, lavora e pubblica con un nuovo nome e in un nuovo contesto politico. La parabola di Bruno Pontecorvo è un concentrato di Novecento: scienza d’avanguardia, sospetti di spionaggio, propaganda, giornali che cercano spiegazioni nette dove la realtà è sfumata.

La puntata rimette in discussione il rapporto tra libertà della ricerca e appartenenza ideologica, e mostra quanto la fama di uno scienziato possa essere condizionata da fattori estranei al laboratorio. È anche un invito a leggere il clima della Guerra fredda con gli occhi dell’epoca.

Puntata 2: 21 novembre, ore 22:30

Programma 101: quando Ivrea anticipò il futuro

Sessant’anni fa, in una fabbrica piemontese si affacciava una macchina destinata a cambiare il lessico del lavoro d’ufficio. Il Programma 101 di Olivetti, pensato dal team guidato da Pier Giorgio Perotto, portava nelle mani delle persone un calcolo elettronico fino ad allora appannaggio di grandi centri e costosi mainframe.

La ricostruzione televisiva va oltre l’oggetto in sé: racconta resistenze interne ed esterne, l’attrito con colossi internazionali, il peso di decisioni industriali e politiche. Perché un’innovazione così dirompente non è diventata la base di un’egemonia tecnologica italiana? La puntata proverà a rispondere.

Puntata 3: 28 novembre, ore 22:30

Dopo Ustica: la compagnia, le parole, il silenzio

La tragedia di Ustica è una ferita che da decenni attraversa istituzioni, aule giudiziarie e coscienza civile. Lo speciale di Focus sposta l’inquadratura su un soggetto meno osservato: la sorte di Itavia dopo l’evento. Crollo reputazionale, comunicazioni contraddittorie, narrative che si sovrappongono fino a definire verità percepite più che verità accertate.
Il programma ricostruisce quei giorni e le loro conseguenze economiche e sociali, mostra come un disastro aeronautico è diventato anche un caso mediatico e politico.

Un filo rosso: chi decide che cosa ricordiamo?

Le tre storie sono molto diverse, ma condividono la storia che attraversano. “Novecento: storie dimenticate” è un invito a rimettere in discussione narrazioni sedimentate. Nel caso Pontecorvo ci chiede di leggere la scienza dentro la storia. Con Olivetti ci ricorda che l’innovazione ha bisogno di visione ma anche di protezione strategica. Con Itavia mostra come la gestione dell’informazione possa diventare parte della tragedia.

Guardare questi speciali significa, in definitiva, allenarsi a un rapporto più maturo con la memoria: usarla per capire meglio chi siamo.

Le puntate

Gli appuntamenti sono tre, tutti di venerdì in prima serata su Focus: 14, 21 e 28 novembre alle 22:30. Ogni episodio è autoconclusivo e può essere visto anche singolarmente; visti in sequenza, costruiscono però un unico discorso sul modo in cui l’Italia ha vissuto alcune delle sue stagioni più delicate.

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